C orsi e ricorsi storici. Alla fine degli anni '80, Andrea Camplone
venne catapultato dalla Primavera alla prima squadra da un Pescara
così a corto di soldi da dover puntare sui giovani. Fu uno strepitoso
successo: gioco d'autore, promozione in serie A, città impazzita.
E' di quel periodo l'espressione calcio champagne. Oggi, a distanza
di un ventennio, l'ex terzino indossa i panni del tecnico e passa dalla
serie D, vissuta da protagonista con il Penne, alla C1, dove l'ha
voluto il Lanciano. Un doppio salto mortale con una forte cultura del
lavoro a fare da rete di sicurezza. Tra i dilettanti, in
brevissimo tempo, si è costruita la fama di allenatore che riesce a far
giocare bene le sue squadre. «Questa storia l'ho ascoltata con
piacere, ma i calci al pallone li danno sempre e solo i calciatori»,
dice Camplone, «io mi limito a cercare di inculcare la mia mentalità:
voglio che in campo si scenda sempre per vincere, dentro e fuori
casa; gli avversari vanno rispettati e non temuti; gli schemi servono
come base e non devono mai soffocare le qualità individuali».
Troppo
bello, il suo Pescara. Roboante, perlomeno nell'area pescarese, il
nome dell'allenatore: Giovanni Galeone. C'è il rischio, avendo avuto
cotanto maestro, di dover convivere con un'etichetta. Essere il
pupillo di Galeone non è un'offesa, ci mancherebbe, ma se ne può fare
a meno. «Ogni allenatore con il quale ho avuto a che fare mi ha
lasciato qualcosa. Sono stati tutti importanti: Novellino, Mazzone,
Castagner, Reja, Galeone... Il fatto che abbia giocato prevalentemente
con il 4-3-3 non significa che punti a emulare Galeone, che pure è
bravissimo. In presenza di validi motivi, ho utilizzato anche il
4-2-3-1. Per come la vedo io, un allenatore deve fare come un
professore in un compito in classe d'italiano: dare la traccia e, poi,
lasciare che gli alunni sviluppino a piacimento».
Sul fatto che
da calciatore sia stato un vincente, non ci sono dubbi. Sul fatto
che possa diventarlo da allenatore, è lecito sperarlo. Gli almanacchi
parlano di cinque promozioni conquistate dal terzino. Lui, che ai
numeri dà il giusto peso, fa subito una correzione: «Sei promozioni.
Manca quella dalla C1 alla B ottenuta con il Perugia e, poi, persa a
causa di un illecito sportivo commesso dal presidente Luciano Gaucci.
Qui a Coverciano, dove sto studiando per conseguire il patentino di
seconda categoria, quella promozione mi è servita per il
punteggio: quindi, ha un suo valore. Sono andato due volte in A con il
Pescara e una con il Perugia. La B, invece, l'ho guadagnata con il
Perugia e l'Ancona».
In attesa del debutto in C1 con il Lanciano, può
dirsi soddisfatto dell'esperienza tra i dilettanti. «Ho vissuto la
gioia dell'accesso ai play off e della promozione dall'Eccellenza
alla serie D con il Penne, nonché l'amarezza dell'esonero ad Alba
Adriatica. In serie D, sempre con il Penne, sono di nuovo arrivato
ai play off. Devo riconoscenza al Penne e ai pennesi. Ad essere sinceri,
non mi aspettavo che il Lanciano mi offrisse questa possibilità.
Con il presidente Angelucci ho avuto un lungo colloquio, circa tre
ore, e siamo entrati subito in sintonia. Vuole mettere su un organico di
giovani e puntare a raggiungere la salvezza. Dovremo cercare
giovani di qualità perché la serie C1, per come la ricordo da
calciatore, è una categoria molto, molto difficile. Sono alle prese
con un'avventura particolarmente stimolante. Al mio fianco, in qualità
di secondo, ci sarà Fabio Montani. Sarò impegnato a Coverciano fino
al 14 luglio. Tra il 20 e il 21, comincerò il ritiro con il
Lanciano. Lo confesso: non vedo l'ora».
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