lunedì 6 luglio 2015

26/06/2006: Andrea Camplone sulla panchina del Lanciano

C orsi e ricorsi storici. Alla fine degli anni '80, Andrea Camplone venne catapultato dalla Primavera alla prima squadra da un Pescara così a corto di soldi da dover puntare sui giovani. Fu uno strepitoso successo: gioco d'autore, promozione in serie A, città impazzita. E' di quel periodo l'espressione calcio champagne. Oggi, a distanza di un ventennio, l'ex terzino indossa i panni del tecnico e passa dalla serie D, vissuta da protagonista con il Penne, alla C1, dove l'ha voluto il Lanciano. Un doppio salto mortale con una forte cultura del lavoro a fare da rete di sicurezza. Tra i dilettanti, in brevissimo tempo, si è costruita la fama di allenatore che riesce a far giocare bene le sue squadre. «Questa storia l'ho ascoltata con piacere, ma i calci al pallone li danno sempre e solo i calciatori», dice Camplone, «io mi limito a cercare di inculcare la mia mentalità: voglio che in campo si scenda sempre per vincere, dentro e fuori casa; gli avversari vanno rispettati e non temuti; gli schemi servono come base e non devono mai soffocare le qualità individuali».
Troppo bello, il suo Pescara. Roboante, perlomeno nell'area pescarese, il nome dell'allenatore: Giovanni Galeone. C'è il rischio, avendo avuto cotanto maestro, di dover convivere con un'etichetta. Essere il pupillo di Galeone non è un'offesa, ci mancherebbe, ma se ne può fare a meno. «Ogni allenatore con il quale ho avuto a che fare mi ha lasciato qualcosa. Sono stati tutti importanti: Novellino, Mazzone, Castagner, Reja, Galeone... Il fatto che abbia giocato prevalentemente con il 4-3-3 non significa che punti a emulare Galeone, che pure è bravissimo. In presenza di validi motivi, ho utilizzato anche il 4-2-3-1. Per come la vedo io, un allenatore deve fare come un professore in un compito in classe d'italiano: dare la traccia e, poi, lasciare che gli alunni sviluppino a piacimento».
Sul fatto che da calciatore sia stato un vincente, non ci sono dubbi. Sul fatto che possa diventarlo da allenatore, è lecito sperarlo. Gli almanacchi parlano di cinque promozioni conquistate dal terzino. Lui, che ai numeri dà il giusto peso, fa subito una correzione: «Sei promozioni. Manca quella dalla C1 alla B ottenuta con il Perugia e, poi, persa a causa di un illecito sportivo commesso dal presidente Luciano Gaucci. Qui a Coverciano, dove sto studiando per conseguire il patentino di seconda categoria, quella promozione mi è servita per il punteggio: quindi, ha un suo valore. Sono andato due volte in A con il Pescara e una con il Perugia. La B, invece, l'ho guadagnata con il Perugia e l'Ancona».
In attesa del debutto in C1 con il Lanciano, può dirsi soddisfatto dell'esperienza tra i dilettanti. «Ho vissuto la gioia dell'accesso ai play off e della promozione dall'Eccellenza alla serie D con il Penne, nonché l'amarezza dell'esonero ad Alba Adriatica. In serie D, sempre con il Penne, sono di nuovo arrivato ai play off. Devo riconoscenza al Penne e ai pennesi. Ad essere sinceri, non mi aspettavo che il Lanciano mi offrisse questa possibilità. Con il presidente Angelucci ho avuto un lungo colloquio, circa tre ore, e siamo entrati subito in sintonia. Vuole mettere su un organico di giovani e puntare a raggiungere la salvezza. Dovremo cercare giovani di qualità perché la serie C1, per come la ricordo da calciatore, è una categoria molto, molto difficile. Sono alle prese con un'avventura particolarmente stimolante. Al mio fianco, in qualità di secondo, ci sarà Fabio Montani. Sarò impegnato a Coverciano fino al 14 luglio. Tra il 20 e il 21, comincerò il ritiro con il Lanciano. Lo confesso: non vedo l'ora».

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